Lars von Trier è il
sesso. Il mio primo approccio al suo cinema è stato eminentemente
sessuale e, sebbene sia lungi da me voler divagare sulla mia storia
personale (non interessa a nessuno e a me non interessa farla
interessare a qualcuno), è doveroso precisare, almeno a mo' di
prodromo, che quel capolavoro di Antichrist
(Danimarca, 2009, 104'), oltre ad aver svoltato
totalmente la mia concezione di cinema, si presenta alla falda della
mia memoria come una punta* momentanea che riconduce alla mia prima
relazione, a quella ragazza che, probabilmente & sfortunatamente,
non smetterò mai di amare. C'è molto di sessuale, in tutto questo,
quantomeno per ciò che concerne quella falda di passato, ma c'è
anche molto che con il sesso non c'entra niente, ovvero l'amore –
picco di presente o falda di passato? Questo è il dilemma che sta
alla base di Nymph()maniac vol.
I (Danimarca, 2013,
145'). Ora, presupponendo che l'hype circolato in rete abbia
coinvolto più o meno chiunque e considerando il fatto che si sta
parlando di un film mozzo perché mozzato**, non intendo soffermarmi
più del dovuto sulla trama, ma ritengo più opportuno, sempre e
comunque usando le più dovute cautele a riguardo, proporre una
lettura della pellicola abbastanza personale per quanto non
scardinante la stessa, ovvero quella per cui questa prima parte di
Nymph()maniac non sia in realtà un film su una ninfomane
bensì un film in cui il sesso è già dato, è significato e non
significante. Non è un presupposto, e anzi mi dispiacerebbe lo si
consideraste come tale; già dal primo capitolo della pellicola,
infatti, dopo il prologo cadenzato dalla musica-spazzatura dei
Rammstein, la focalizzazione è sull'infanzia di Joe, la ninfomane
protagonista, e già qui il sesso, più che scoperto, viene dilatato,
quasi fosse una piega che Joe-bambina flette, curva, spiega il più
possibile. Ma questa piega è già data, c'è già, e nonostante
alcune trovate interessanti come per esempio l'indugiare della mdp
sulle vibrazioni delle foglie degli alberi, alberi a proposito dei
quali, in un flashback abbastanza toccante, si tornerà a parlare in
termini di esposizione, quindi in un certo senso dotando la natura di
una propria sessualità dal momento che sia la vibrazione che
l'esposizione sono termini che, in materia sessuale, sono pregni di
significato, la pellicola s'impianta sin da subito su di un terreno
che non conosce o che non ci è dato conoscere, il che fa subito
intuire forse l'essenza stessa del film, poiché di fatto la
prospettiva scelta da Lars von Trier declina immediatamente
Nymph()maniac come un porno tout-court, alla stregua – per
intenderci – di Chroniques sexuelles d'une familled'aujourd'hui (Francia, 2012, 87'). Alla stessa maniera del
film di Pascal Arnold e Jean-Marc Bar, infatti, il sesso si fa
immediatamente linguaggio senza però divenire veicolo di linguaggio
e oscurando così tutta la sfera del desiderio che sempre lo
premette: si parla di ninfomania e si è soliti pensare che la
ninfomania sia, ridotta all'osso, la morte del desiderio, ma, come
scrissi parlando del porno francese appena citato, è il sesso stesso
ad essere la morte stessa del desiderio***. Cos'è dunque la
ninfomania? Un tentativo (più o meno disperato) di instillare o
installare il desiderio nel sesso. Per questo il ninfomane è una
figura tragica, perché ha già perso in partenza. Per questo il
ninfomane è solitamente ritenuto come colui che uccide il desiderio,
perché sul suo corpo è inscritto ciò che il sesso effettivamente
è: la morte del desiderio. Joe, questo, lo sperimenta, ma è
qualcosa che viene dopo, di proiezione, attraverso l'increspatura
dell'analessi e del racconto: prima e a base di tutto questo c'è la
mancanza di una struttura che dovrebbe articolare il suo racconto,
rendere il suo personaggio, appunto, tragico, capace di suscitare
pena, affetto, empatia, sconcerto o che altro nello spettatore. Noi,
però, non sappiamo chi sia Joe, non abbiamo la benché minima
percezione di ciò che lei desideri. Certo, c'è qualche stoccata
alla madre, un profondo rapporto col padre e una prima volta da
dimenticare, ma può davvero essere tutto qui? Senz'altro Joe si
trova a desiderare il sesso nella misura in cui desidera spogliare il
sesso del paesaggio che gli è proprio (l'erotismo, l'amore e
persino, più in là nel minutaggio, il contatto di mani altrui sul
suo corpo) per arrivare a desiderarlo, il sesso, tuttavia lo scarto
non è presentato e, in qualche momento, si ha come l'impressione di
assistere non tanto a una narrazione quanto a una sorta di aneddotica
nel corso della quale, pure, alcuni personaggi hanno tutta l'aria
d'essere solamente abbozzati****, macchiettistici come in un romanzo
di Dickens. Ecco, da questo punto di vista si potrebbe persino
sostenere che il sesso, in Nymph()maniac, sia totalmente
assente, rimpiazzato com'è da un'inerzia più esistenziale che
fisica, la quale soltanto muove il racconto, ma, proprio quando vien
da credere che Joe stia divenendo schizofrenica per quel res tua
agitur che derealizza il suo corpo ai suoi occhi e al suo più
profondo sentire, von Trier ci schiaffa dentro una sorta di
redenzione o, meglio, una specie di tentativo (da parte di Joe) di
riacquistare terreno e realtà sul proprio corpo – tentativo
legittimo ma non legittimato: tutto sta in quella passeggiata
esistenziale nei giardini che, col suo vago sapore di bal(l)ade,
prelude a quella che sarà la disperazione finale in ambiente
ospedaliero ed enuclea in sé ogni singolo elemento di perdita e di
perdizione che connota l'esistenza di Joe. Joe non viaggia,
vagabonda, si accorge che la sua vita è priva di senso, e
quest'epifania ha più i caratteri di una folgorazione che di una
meditazione fondata: perché Joe, nella natura che di lei ci è stata
presentata, dovrebbe avere dei risentimenti per il rapporto
fedifrago? Non regge o, meglio, non convince (almeno in questo primo
volume) e sembra posticcia – intercalata nella sceneggiatura da un
deus ex-machina con un'etica precisa e un sentire personale se non
cattolico – proprio per il personaggio di Joe, così escluso da se
stesso e dagli altri. Che von Trier non senta propria la storia di
Joe? Non sarebbe inverosimile, tant'è che il suo credo cattolico
appare molto meglio gestito in quel capolavoro che è Le onde del
destino (Danimarca, 1996, 159') che non qui, in Nymph()maniac:
ha l'aria di una persona casta, Lars, e anzi si avvertiva in
quell'aria di festa e di anarchia che traspirava Idioti
(Danimarca, 1998, 117') una certa modulazione del sesso che faceva di
quella fenomenale pellicola una macchina produttrice di senso
nell'atto stesso in cui disgregava ed annientava il senso comune;
viceversa, Nymph()maniac
vol. I
tradisce un'anima di pura e semplice riflessione*****, che forse
acquisterà corpo e carattere solamente in una prospettiva completa (non si può credere che la persona che ha dato vita a Dancer in the dark (Danimarca, 2000, 140') sia ora alle prese con un personaggio così poco tridimensionale e una storia così poco coinvolgente),
che si dovrà però rimandare in attesa del secondo volume. In
definitiva, Nymph()maniac
vol. I
sembra recuperare un po' del terreno che, con Melancholia
(Danimarca, 2011, 136'), era andato perso****** e, anzi, stupisce
sotto diversi punti di vista, non ultime le differenti scelte
stilistiche utilizzate, e si ha infine come il sospetto che quello
che ci si ritrovi davanti sia solo un frammento, un pezzo di un film
di von Trier: diviso in due capitoli e mutilato in più scene,
Nymph()maniac
dovrà attendere un'uscita in DVD per presentarsi come quel film che
von Trier aveva voluto, scritto e girato, perché questo ha infine
l'aria di non essere altro che un prodotto commerciale fatto
circolare più per i nomi che ci girano attorno che per esprimere la
poetica del genio danese.
* Il riferimento al
quinto capito de L'immagine-tempo
è del tutto voluto.
** Evidentemente è
opinione dei distributori che il pubblico dei multiplex non accetti
un film di quattro ore, e forse hanno ragione.
*** «L'amore, però, non
c'entra niente col sesso, o almeno non nella forma del porno. Su
questo punto, divergo da Bazin: l'amore è potenza, desiderio -
desiderio di potenza, di accrescimento della propria potenza. Si ama
ciò che ci fa stare bene e si tende ad esso. Per ciò l'osceno non è
nel porno, perché il porno - come detto poco fa - non è desiderio,
non è potenza. Il sesso sfianca, e non solo fisicamente: non è
senza ragione che lo si chiama piccola morte. Dopo l'amore, di fatto,
non si ama, ci si riprende se stessi - si fuma, si dorme.»
**** Si pensi, tra tutti,
a Jerome, che, divenuto capo, è molto più simile ai tipi di The
office che a quelli presenti nel bellissimo Il grande capo
(Danimarca, 2006, 99').
***** Difficile non
scorgere, nella congrega in cui entra a far parte Joe, quel primo
manifesto che von Trier ebbe a stilare e che, pure, traspirava sesso
e sensualità («Film come amanti», si leggeva in esso).
****** Lo stesso von
Trier, del resto, non fu del tutto soddisfatto di quell'opera
wagneriana, tant'è che ebbe a definirla come un film da donnicciole.
Cribbio Yorick! Appena scorto il titolo mi sono elettrizzato, ma onde evitare comunque perdite di soprese ho letto fino a qui: "per cui questa prima parte di Nymph()maniac non sia in realtà un film su una ninfomane bensì un film in cui il sesso è già dato, è significato e non significante." E alla fine da qui: "non si può credere che la persona che ha dato vita a Dancer in the dark (Danimarca, 2000, 140') sia ora alle prese con un personaggio così poco tridimensionale e una storia così poco coinvolgente)". E questo è un punto che mi lascia un pò interdetto, quindi mi affiderò solamente al tuo miglior consiglio: vale la pena recuperarlo (se si, aspetto informazioni ;), oppure è meglio rimanere con il gusto dell'attesa per quando uscirà nelle sale?
RispondiEliminaViS, la critica non è al film ma al film come appare, ovvero mutilato, monco per ragioni di tempo e di censura: "In definitiva, Nymph()maniac vol. I sembra recuperare un po' del terreno che, con Melancholia (Danimarca, 2011, 136'), era andato perso****** e, anzi, stupisce sotto diversi punti di vista, non ultime le differenti scelte stilistiche utilizzate, e si ha infine come il sospetto che quello che ci si ritrovi davanti sia solo un frammento, un pezzo di un film di von Trier: diviso in due capitoli e mutilato in più scene, Nymph()maniac dovrà attendere un'uscita in DVD per presentarsi come quel film che von Trier aveva voluto, scritto e girato, perché questo ha infine l'aria di non essere altro che un prodotto commerciale fatto circolare più per i nomi che ci girano attorno che per esprimere la poetica del genio danese". Il consiglio di vederlo, dunque, rimane (cazzo, è von Trier!) ma solo in parte perché, cazzo, non è von Trier dopotutto; per quest'ultimo dovremmo attendere l'uncut in DVD, che già mi fa tremare di gioia.
EliminaChe lo si debba vedere è indiscutibile, sia mai! Comunque, oramai mi hai troppo stimolato per non gettarci un occhio in (ante)prima :)
EliminaP.S: "che già mi fa tremare di gioia." Sai che con questa frase mi ricordi Pierre Clementi in Porcile? "Ho ucciso mio padre. Ho mangiato carne umana, e tremo di gioia" Che mito!
Ecco, se fossi un'altra persona mi stupirei, ma ormai non mi stupisco più di certe coincidenze; l'espressione, infatti, credo sia un rimasuglio di quel film, che ultimamente sto rivedendo più volte perché nell'opera teatrale da cui è tratto uno dei personaggi è proprio Baruch Spinoza. Olè.
EliminaLa tua stroncatura, anche se del film mutilato dalla distribuzione e dalla censura, non mi stupisce più di tanto. Non sono però così sicuro che la versione integrale possa risultare molto più coinvolgente o più tridimensionale (alcune volte è vero il contrario). Io comunque prendo al volo il tuo consiglio e aspetto il dvd non censurato. Salto questo Volume I che "ha infine l'aria di non essere altro che un prodotto commerciale fatto circolare più per i nomi che ci girano attorno che per esprimere la poetica del genio danese".
RispondiEliminaConosci la mia passione, forse fanatica, per Lars von Trier, quindi capisci bene che, per me, questa recensione non poteva finire diversamente. "Melancholia", ma su questo è d'accordo anche Lars, non è stato un gran film, mentre "Nymphomaniac" ha effettivamente tutte le carte in regola per esserlo. Cosa manca? Credo che manchi uno spessore, dovuto, probabilmente, più alla mancanza di una prospettiva d'insieme, cui spero di rimediare già da stasera, che ad altro. Certo è che i tagli si sentono o, meglio ancora, si sente che manca qualcosa, e se non sono i tagli è il tocco di Lars. Lars ha perso il tocco? Probabile, ma per ora, in maniera - lo ammetto - intellettualmente disonesta e proporzionale al mio amore per il danese, mi va di pensare che la colpa, di fatto, sia della censura. Almeno spero.
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RispondiElimina(LENORE TI AMO)
Peggio per te.
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